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Auguri, Mamma!

Mai come in un momento storico così complicato credo che sia importante cogliere l’occasione della festa della mamma per ringraziarle tutte.

Da mamma vorrei condividere con voi un po’ della mia esperienza di gestione della quotidianità di un bambino guerriero, Achille, di sei anni.

 La nostra società spesso corre, ci obbliga a ritmi e modi che solo grazie alla nostra flessibilità naturale riusciamo a seguire non senza sacrifici importanti e tanta, tanta fatica.

 In tempi di Coronavirus essere Mamma può diventare un compito veramente difficile da assolvere. Non perché ci mancano i negozi dove comprare  prodotti per tenere buoni i nostri bambini, non perché non ci sono le scuole dove parcheggiarli o/e le attività collaterali che li tengono impegnati. Troppo spesso ci sono case piccolissime, case senza giardino e terrazzo, situazioni di incertezze economiche, maltrattamenti fra le mura domestiche, rapporti logorati, stati di salute precari.

Tutte le mamme danno sempre il loro massimo per proteggere le loro creature, per cercare di donargli tutto quello che serve per crescere sereni ed in salute. Per far sentire i cuccioli amati, desiderati e considerati.

Eppure nessuno in tutti questi mesi, di convivenza con il virus che ci ha sconvolto le vite e se ne è portate via troppe, ha detto una parola sull’importanza del nostro ruolo. Nessuno si è messo nei nostri panni. Nessuno dai piani alti ha cercato di empatizzare con noi. Nessuno ha pensato cosa volesse dire non poter più abbracciare i propri bambini perché si lavora in reparti covid e non ci si sente sicuri. Nessuno ha detto che questi mesi le mamme sono state fondamentali per la gestione dei lockdown familiari. Di nuovo noi donne siamo state colonne portanti insostituibili e silenziose.

Forse tutto questo è dovuto un po’ alla posizione che il nostro ruolo di mamme ha nell’immaginario collettivo, al retaggio culturale italiano, troppo spesso poco incline a riconoscerne l’importanza e la complicatezza. Secondo certi canoni la mamma dovrebbe essere quella figura che si prende cura totalmente della prole, che è dotata di amore infinito, di pazienza inesauribile, l’angelo del focolare, la moglie perfetta, quella che con le amiche parla solo di abbigliamento, trucchi e poco altro.  Ho forse dimenticato qualcosa? Da qualche anno, troppi pochi se guardiamo il passato, la donna ha trovato anche una collocazione lavorativa esterna, retribuita economicamente, rispetto a tutto quel lavoro che già svolge per e con la sua famiglia che non sempre si vede riconosciuto e gratificato. Aggiungiamo quindi all’elenco di cui sopra un lavoro full o part time fuori dalle mura domestiche per contribuire all’economia familiare.

Mamma mia! (Giusto per rimanere in tema 😉 ) Già a leggere l’elenco mi viene da domandarmi come riusciamo a fare tutto?  E così per trasparenza vi dico che io non ci riesco, che le mie performance spesso non rasentano la sufficienza…  Ci sono giornate che arrivo a casa distrutta, con la faccia spenta dai pensieri, e la casa passa in secondo piano, è il momento di Achille, tiro fuori un sorriso di ordinanza, me lo coccolo un po’, controllo la sua lezione gli domando della sua giornata, gli racconto della mia. E’ la condivisione la nostra chiave ed a volte è molto duro trovare modi e tempi giusti per affrontarla come si dovrebbe.

Mi soffermo a pensare alla vita delle mamme che conosco, ed a parte qualche rara eccezione, che conferma la regola, non ce ne è nessuna che non lavora almeno 16-18 ore il giorno.

Si alzano la mattina prima di tutti, qualcuna prepara la colazione per l’intera famiglia, perché quello sia il modo con cui iniziare sorridendo la giornata di tutti; altre preparano i pranzi per il lavoro, le merende per la scuola, abbozzano la cena; altre puliscono silenziosamente la casa o stirano. Arriva il momento della sveglia per i componenti del gruppo familiare e noi mamme ci prepariamo per la prima battaglia: “Dai alzati, dai facciamo tardi, stasera ti faccio andare a letto all’alba così domani ti svegli subito, ma è possibile che tutte le mattine è la stessa storia, non litigate voi tre, lavati, vestiti, la cartella, il grembiule, forza su…”, tutto contornato da due-trecento: “mamma, mamma, mamma”.  Non si sa come ma abbiamo sempre la risposta per tutto. 😉  Finalmente si parte per la scuola, appena i figli entrano tiriamo due minuti di sospiro, giusto due e non tre, perché appena l’ossigeno arriva nei posti giusti ci ricordiamo dell’elenco infinito di cose da fare e ciao, correre, correre ed ancora correre…  C’è ci chi va a lavoro, chi a lavorare a casa. Arriva il momento dell’uscita da scuola, io difficilmente riesco a recuperarlo, il compito è affidato alla nonna.  Fatto il pranzo, ci sono i compiti da svolgere, lo sport, la musica, il corso di inglese. Fra poco hanno più impegni loro di noi. Tempo di cena, prepara, mangia un boccone stando con una gamba sulla sedia ed una in piedi, riassetta. Pigiama time, finalmente, e forse se non ci sono cose di lavoro da verificare o faccende domestiche da svolgere ci si mette a letto, sul divano, a rilassarsi e la giornata volge alla fine.

Ops… C’è qualcosa che mi è sfuggito? I nostri figli non vanno a scuola da almeno due mesi, non fanno più sport, non frequentano nessun corso accessorio… I due minuti di sollievo si sono dissolti magicamente con “Abracadabra”! Siamo tutti a casa 24 ore su 24. Così oltre alle mansioni ordinarie: donne delle pulizie, badanti, cuoche, mamme, mogli, ci siamo improvvisate anche insegnanti ed abbiamo scoperto “piacevolmente” che sappiamo lavorare da casa con bambini urlanti intorno (ovviamente i risultati sono quelli che sono, ma spesso ci sentiamo fiere comunque di esserci riuscite). Poi hanno il coraggio di dirci ironicamente che siamo multitasking… Prova a non esserlo 🙂 .

Eppure in questo delirio complessivo nessuno sembra considerare come sia difficile affrontare un momento come questo per le famiglie (unite, separate, ecc..) e di conseguenza per le mamme.

Noi “grandi” siamo sommersi da dubbi, incertezze, paure, siamo stati privati:

  1. della nostra possibilità di lavorare (non tutti i lavori possono essere fatti in smart work, anche se ci piace tanto dire: “Teniamo le persone a lavoare in smart working”), talvolta questo ha generato la perdita dell’entrata economica o magari la genererà (io spero di no);
  2.  delle nostre relazioni sociali (che si è cercato di mantenere grazie a video call e similari, ma non vorremmo mica dirci che è uguale…);
  3. molti di parenti ed amici portati via da “Covid”;
  4. della nostra salute in tanti casi.

In questo scenario i “piccoli” risentono della solitudine, della mancanza dei nonni, dei cuginetti, degli amici e dell’attività fisica. Spesso hanno i genitori a casa ma non sempre quest’ultimi sono liberi di seguirli come gli piacerebbe (magari devono lavorare) e non sempre il clima è disteso, non sempre è possibile fare finta di essere in vacanza.

Per quanto le mamme, come i padri, siano bravissime ad indossare sorrisi, ad indorare la pillola, a nascondere le loro preoccupazioni o quanto meno a minimizzarle, non si può pensare che non abbiano i loro momenti di sconforto, di urla, di ciabatte che volano…

È per tutto questo che mi sento di dirvi grazie Mamme e donne tutte, perché non saremo perfette, non saremo quello che vorrebbero gli “standard” ma siamo l’esempio tangibile e vero di cui hanno bisogno le nuove generazioni. Perché non demordiamo mai, perché ognuna a suo modo copre di amore i suoi cuccioli, perché cerchiamo di dargli un’educazione, perché nonostante tutto siamo brave ad arrabattarci trovando sempre una soluzione ai problemi ed alle cose da affrontare, perché la speranza l’abbiamo dentro di noi e la riusciamo sempre, anche nei momenti neri, a tirare fuori, perché facciamo il massimo in quanto domani il Covid non lasci sui più piccoli delle cicatrici indelebili. 

Buona festa della mamma.